Reflusso gastroesofageo: il fumo potrebbe esserne la causa
Il fumo, si sa, ha moltissimi effetti negativi sulla salute. Forse però non tutti sanno che tra questi vi è anche il reflusso gastroesofageo. Ecco perché.
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo piuttosto diffuso (ne soffre circa un italiano su tre, soprattutto i neonati e le donne over 60 o in stato di gravidanza) e consiste nell’avvertire acidità e bruciore all’altezza del torace (pirosi) o della gola.
Tali sintomi si manifestanoprincipalmente dopo i pasti, durante la fase di digestione, quando i succhi gastrici, per un malfunzionamento della mucosa gastrica(la qualeo eccede nella produzione di acidi o è carente nella secrezione di muco protettivo), riescono a entrare in contatto con la superficie interna dello stomaco, corrodendola e provocando, di conseguenza, una fastidiosa infiammazione.
Tra le principali cause del reflusso gastroesofageo (non legate quindi a specifiche patologie come l’ernia iatale, la gastrite, l’ulcera gastrica, il diabete mellito, ecc.) troviamo di certo:
- la scorretta alimentazione (non ben dilazionata, ricca di zuccheri semplici o cibi grassi, soffritti e conditi con spezie irritanti),
- il consumo di bevande, soprattutto a stomaco vuoto, alcoliche (vino, birra, superalcolici), nervine (caffè, tè ed energy drink) o gassose e zuccherine (coca cola, aranciata, ecc.);
- l’assunzione di certi integratori e/o farmaci (come i contraccettivi orali, l’aspirina, i cortisonici e alcuni antinfiammatori liberi da prescrizione medica), magari neanche associati a gastro-protettori, con troppa leggerezza;
- lo stress dovuto ad esempio ai troppi impegni famigliari e/o lavorativi;
- il tabagismo.
Ed è proprio su questo ultimo punto che ci si soffermerà più in dettaglio.
Sono tanti, infatti, gli studi scientifici (forse ancora sconosciuti ai più) secondo cui il fumo,anche passivo:
- rilassa i muscoli della valvola situata tra lo stomaco e l’esofago impedendone la tenuta;
- aumenta la produzione di acido nellostomaco;
- e, al contempo, riduce la produzione di prostaglandine (deputate alla stimolazione dei muscoli dello stomaco e dell’intestino di modo che vi sia una ridotta produzione di acido) e bicarbonato (deputato alla neutralizzazione dell’acido presente nello stomaco).
Risulta evidente, dunque, il grande contributo che ha la cattiva abitudine di fumare sulla risalita del cibo e dell’acido dallo stomaco all’esofago.
Tuttavia la nicotina, ossia la sostanza che maggiormente aggrava il reflusso gastroesofageo, è presente nonsolo nelle sigarette tradizionali ma anche nelle più recenti sigarette elettroniche. Pertanto anche i cosiddetti svapatori non sono indenni agli effetti collaterali appena visti.
Tali inconvenienti si verificano di solito nei primi periodi, soprattutto se si passa dal tabacco all’e-cig. E le ragioni sono da ricondurre sostanzialmente a due fattori:
- l’errata composizione del liquido. Dato che le quantità delle varie componenti presenti al suo interno (VG, PG, aroma e nicotina) possono essere gestite più o meno liberamente, può capitare che si inserisca troppa nicotina (la quale essendo un alcalinoide naturale, proprio come la caffeina, stimola la peristalsi e favorisce così la produzione di acidi gastrici) o che si scelga un aroma concentrato non adatto appieno alle esigenze e alle percezioni del consumatore (con il rischio, persino, di alimentare intolleranze alimentari o scatenare una reazione allergica);
- la fuoriuscita di liquido in bocca e sulla lingua mentre si svapa, dovuta molto spesso a una iniziale tecnica di vaping errata in quanto i tiri devono essere lenti e lunghi (anche 4-5 secondi), non brevi e rapidi come nel caso delle sigarette tradizionali.
Si raccomanda allora, se non ci si è ancora decisi a chiudere del tutto con il fumo, per lo meno di:
- ridurre man mano (in modo da non avere crisi di astinenza) la concentrazione di nicotina fino a raggiungere un livello accettabile per il proprio organismo oppure addirittura un fluido nicotina free;
- utilizzare liquidi di qualità, prediligere aromi naturali ed evitare di impiegare prodotti liquorosi o acidi (ad esempio all’anice, al ginseng, al limone e agli altri agrumi);
- sperimentare (anche tramite test) e cambiare sia i liquidi che gli aromi fin quando non si trovano quelli che non creano alcun problema;
- adottare un tiro di guancia e non polmonare, in modo che il vapore e l’aria inalati non provochino gonfiore addominale;
- verificare che l’e-cig sia nelle condizioni di funzionamento ottimale.
Infine, nel caso in cui tutte le accortezze suddette non dovessero risultare sufficienti, è importante non sottovalutare la persistenza dei sintomi e rivolgersi al proprio medico di fiducia il quale, dopo la consueta visita, se necessario, richiederà ulteriori accertamenti mediante gastroscopia, breath test, analisi del sangue e/o delle feci.
Tutte indagini, queste, volte a ricercare la presenza o meno di una delle cause più pericolose di acidità e bruciore: l’infezione da Helicobacter pylori, un germe che aderisce alla mucosa gastrica danneggiandola e che, se ignorato, può arrivare persino a generare, nel peggiore dei casi, il cancro allo stomaco.
Solo così lo specialista potrà agire per tempo prescrivendo le cure ritenute più adatte (antibiotici, ansiolitici, ecc.).