Endometriosi e le perdite del ciclio mestruale
L’endometrio è quel tessuto che ricopre la superficie interna dell’utero e che ciclicamente si sfalda, provocando le perdite ematiche tipiche del ciclo mestruale. L’endometriosi è la patologia caratterizzata dalla delocalizzazione del suddetto tessuto al di fuori della cavità uterina. Cellule di endometrio possono trovarsi sulla superficie di altri organi facenti parte dell’apparato riproduttivo come le ovaie, le tube, e la vagina. Ma anche sulla parete intestinale e persino in zone del corpo lontanissime dall’utero, come cute e polmoni.
Ogni 28 giorni circa, in concomitanza con il flusso mestruale, queste isole cellulari in posizioni anomale, cominciano a staccarsi e provocare sanguinamento, esattamente come avviene all’interno dell’utero. Ciò provoca l’irritazione dei tessuti circostanti e la formazione di aderenze.
L’endometriosi è una patologia cronica che colpisce dal 10% al 15% delle donne in età fertile.
Non se ne conoscono ancora con sicurezza le cause specifiche ma le due teorie più accreditate puntano il dito contro un abbondante flusso mestruale retrogrado o contro difetti di differenziazione tessutale verificatisi a livello embrionale.
Nel primo caso, durante la mestruazione, piccole parti di tessuto endometriale dopo essersi sfaldate si muoverebbero in senso inverso nelle tube per poi impiantarsi nell’addome o comunque al di fuori della cavità uterina. In realtà, secondo alcuni esperti, la mestruazione retrograda sarebbe moderatamente presente in tutte le donne, ma soltanto in alcune di esse, per motivi ancora tutti da spiegare, il tessuto endometriale riuscirebbe ad impiantarsi e crescere.
Nel secondo caso il tessuto ectopico può trovarsi ovunque e questo spesso rende più difficile la diagnosi.
I segni della patologia ripetono la ciclicità mestruale, rendendosi riconoscibili all’occhio di un medico attento e ricco di esperienza. Il sintomo principale è il dolore pelvico o addominale. Un’algia talmente forte da poter diventare invalidante e compromettere gravemente la qualità della vita della paziente. Oltre alla sintomatologia dolorosa possono essere presenti infertilità (impossibilità a rimanere incinta), frequenti aborti spontanei (difficoltà a portare a termine la gravidanza) e colite. Ovviamente esistono poi i sintomi meno frequenti collegati alle localizzazioni tessutali più rare e particolari, come ad esempio l’emottisi legata alla presenza di tessuto endometriale nei bronchi.
Terapie definitive per la cura dell’endometriosi a tutt’oggi non sono ancora state trovate. E l’approccio varia a seconda dell’età della paziente, della gravità del dolore e del desiderio di maternità.
Le principali alternative a disposizione sono:
- corretta alimentazione, ricca di frutta e verdura e povera di carne rossa;
- terapia del dolore (FANS);
- antagonisti del GnRH per provocare una menopausa artificiale;
- pillola anticoncezionale;
- chirurgia.
L’unica cura davvero efficace e definitiva consiste nella rimozione chirurgica, laparoscopica, di tutti i focolai presenti e delle aderenze e degenerazioni fibrotiche provocate dalla malattia. Nei casi più gravi purtroppo si rendono necessari interventi demolitivi, come l’isterectomia e l’annessiectomia. Interventi che, ovviamente, portano all’infertilità permanente.