Come evitare la sindrome da shock tossico o TSS
La sindrome da shock tossico o TSS si presenta come una risposta infiammatoria a un’infezione batterica, una condizione provocata da alcuni ceppi batterici. Generalmente si tratta di una condizione collegata all’uso di assorbenti interni durante il ciclo mestruale, ma può interessare anche uomini e bambini.
L’infezione che determina il Toxic Shock Syndrome si verifica quando i batteri penetrano nel corpo attraverso un’apertura cutanea quali taglio, piaga o ferita, si fa uso prolungato di antibiotici, ci si affida a metodi contraccettivi particolari (diaframma vaginale o spugna contraccettiva) oppure si soffre di infezioni ginecologiche o dell’utero.
Non si sa con certezza perché gli assorbenti interni abbiano controindicazioni in tal senso, ma probabilmente si può imputare una responsabilità alla posizione prolungata del tampone (attira batteri) e ai possibili graffi prodotti sulla vagina.
Shock tossico VS shock tossico streptococco
La sindrome da shock tossico viene spesso confusa con un’altra condizione generata dalle tossine prodotte dallo streptococco di gruppo A (GAS).
Di fatto, la sindrome dello shock da streptococco TSLS o sindrome simile a quella TSS si verifica nel momento in cui questo tipo di batteri si trova in distretti corporei inediti come sangue, muscoli o polmoni.
Le due condizioni condividono sintomi e trattamenti, ma nonostante ciò la TSLS non può essere associata all’uso di tamponi vaginali.
TSS o sindrome da shock tossico: Sintomi
L’incidenza della TSS legata all’uso di tamponi vaginali si è fortemente ridotta grazie ai cambiamenti produttivi introdotti dalle aziende produttrici e alla rimozione dal mercato di alcuni prodotti ad alto rischio.
Oggi il pericolo di contrarre la sindrome da shock tossico o mestruale risulta ridotto al 70% dei casi e varia in base a grado di assorbenza, composizione chimica del tampone e condizioni particolari (parto, infezioni postoperatorie e altro).
Il corredo di sintomi della sindrome mestruale da shock tossico si manifesta in maniera improvvisa e possono variare da persona a persona:
- Diarrea
- Dolori muscolari
- Eruzioni cutanee
- Febbre
- Mal di testa
- Nausea
- Perdite vaginali
- Pressione arteriosa bassa
- Rossore intorno a occhi, bocca e vagina
- Stato confusionale
- Vertigini
- Vomito
Trattamenti
Ovviamente l’unica cura possibile per la sindrome da shock tossico è di natura antibiotica e per questo il ricovero ospedaliero è d’obbligo.
Nei casi più gravi può essere necessario il ricovero in terapia intensiva, il controllo continuo e la somministrazione di immunoglobuline per neutralizzare le tossine prodotte dai batteri.
È possibile trattare questa emergenza medica con altri tipi di trattamenti:
- Farmaci per stabilizzare la pressione arteriosa
- Somministrazione di liquidi
- Somministrazione di gammaglobuline per eliminare l’infiammazione
Prevenzione
Esistono alcune linee precauzionali per ridurre il rischio di sviluppare la TSS, un modo per prevenire la spiacevole situazione:
- Cambio del tampone vaginale ogni 4-8 ore
- Evitare tamponi vaginali se si hanno precedenti di sindrome da shock tossico
- Lavarsi le mani per rimuovere i batteri
- Pulire tagli e incisioni chirurgiche
- Uso di assorbenti esterni a bassa assorbenza durante il periodo mestruale
- Utilizzo di assorbenti esterno durante i giorni leggeri del ciclo
- Conservare la confezione degli assorbenti in posto pulito e asciutto
Purtroppo non è possibile gestire la TSS con rimedi naturali o trattamenti fitoterapici perché si tratta di una vera e propria emergenza medica. Queste poche e semplici linee guida possono essere molto utili per non rischiare la manifestazione di un problema con cui il sesso femminile inizia a prendere confidenza solo ora.
C’è da dire che quando l’infezione è causata da Staphylococcus aureus e Streptococcus pyogenes aumenta automaticamente il rischio che questa sindrome possa causare complicanze importanti (insufficienza renale, epatica e cardiaca e funzioni vitali limitate) e diventare letale (secondo gli Istituti nazionali della sanità circa nel 50% dei casi).