Tutte le cose da sapere sulla Fecondazione Assistita

0

amare-il-neonato-piu-del-bimbo-grande

 

Più di 30 anni in un ospedale inglese nacque Louise Brown, la prima bambina concepita con la fecondazione assistita. Da allora sono state tante le coppie che hanno deciso di affidarsi alla fecondazione assistita per poter realizzare il sogno di diventare genitori. Oggi infatti circa due milioni di bambini sono nati con tecniche di procreazione assistita, fra questi circa 60mila in Italia. Per capire quanto questa pratica di concepimento sia ormai molto diffusa nel nostro paese basti pensare che secondo alcune stime ogni anno più di 50mila coppie che hanno difficoltà a concepire si sottopongono a cicli di cure per poter dare alla luce un bambino.

 

 

 

Quando occorre ricorrere alla fecondazione assistita?

Molte coppie in tutto il mondo ogni anno decidono di avere un figlio e di creare una famiglia, molto spesso però la natura non basta e alcuni problemi di diverso tipo possono intervenire ed ostacolare la realizzazione di questo sogno. Proprio per questo motivo è stata ideata la fecondazione assista, ma quando ricorrere a questo tipo di cure? Solitamente i medici consigliano di rivolgersi agli esperti della fecondazione assistita quando dopo un anno e mezzo o due di rapporti mirati non protetti allo scopo di concepire la donna, che ha meno di 35 anni, non riesce a rimanere incinta. Un altro fattore che interviene nella difficoltà di concepire è l’età della donna, maggiori sono le difficoltà se l’età della donna è compresa fra i 35 e i 40 anni. In altri casi la difficoltà a concepire dipende dalla ridotta capacità riproduttiva maschile o alla presenza di malattie ereditarie.

 

 

 

Scegliere la fecondazione assistita

 

Le analisi

Quando si decide di ricorrere alla fecondazione assistita la prima cosa da fare è quella di iniziare un percorso diagnostico che ha lo scopo di identificare le soluzioni migliori per concepire. Troviamo dunque esami del sangue per rilevare i livelli ormonali, analisi del liquido seminale, ecografie per conoscere lo stato di utero e ovaie. Tra gli esami sono necessari anche a volte degli accertamenti genetici per comprendere se la coppia è portatrice di anomalie trasmissibili ai figli e se nel maschio si riscontra un’infertilità di origine genetica. Altri esami hanno lo scopo di valutare se le tube sono aperte e se l’ovocita è in grado di compiere il suo percorso dall’ovaio verso l’utero.

 

 

 

L’inseminazione intrauterina

L’inseminazione intrauterina (Iui) è la tecnica di concepimento che in qualche modo ricopia e riproduce  le normali fasi della riproduzione. Questa tecnica è utilizzata quando c’è una lieve infertilità maschile o quando intervengono altri problemi, come impotenza o imagesvaginismo, che rendono difficili i rapporti. In tal caso la donna è sottoposta ad una blanda stimolazione ormonale per potenziare la funzione ovarica attraverso delle iniezioni sottocutanee con le quali vengono immesse in circolo nel corpo le gonadotropine, ossia degli ormoni che portano l’ovaio a produrre più follicoli.

 

Quando i follicoli hanno determinate dimensioni la gonadotropina corionica (Hcg) avvia l’ovulazione dopo 34 ore. Il trattamento è svolto con il controllo del medico e con ecografie ravvicinate durante tutto il ciclo quando vengono svolti cinque o sei controlli per scongiurare i rari casi di iperstimolazione ovarica e per contare e misurare i follicoli per evitare il rischio di gravidanze multiple.

 

Alcune ore prima che inizi la procedura, l’uomo deve raccogliere il suo seme. Sono eliminate tutte le eventuali impurità nel liquido seminale e sono selezionati gli spermatozoi più mobili. Questi poi sono inseriti nell’utero con un sondino sottile, in ambulatorio e senza anestesia. La possibilità di successo per ogni ciclo è del 10-15% mentre i rischi sono minimi. Inoltre la procedura si può ripetere, per un massimo di sei volte, anche se oltre il 90% dei risultati si ottiene nei primi tre cicli.

 

 

La fecondazione in vitro

Se la fecondazione intrauterina fallisce si può pensare ad una tecnica più invasiva, ma efficace. Questa tecnica è utile in caso di infertilità maschile severa, patologie dell’utero come l’endometriosi, un danno grave alle tube, oppure se la donna che vuole diventare madre ha superato i 40 anni. In questo caso infatti l’incontro tra ovocita e spermatozoo avviene in provetta, i due possono essere messi a contatto oppure lo spermatozoo è inserito all’interno del gamete femminile con una microiniezione. La donna deve assumere tutti i giorni, con iniezioni sottocutanee o spray nasale, un analogo del GnRh, un ormone di tipo sintetico che inibisce l’ovulazione spontanea. Quando si verificano le mestruazioni, dopo un controllo ormonale e un’ecografia, inizia la fase di stimolazione a base di gonadotropina.

 

L’ormone follicolostimolante si assume attraverso iniezioni quotidiane sottocutanee, al termine delle due settimane di ciclo, si valuta se il numero e le dimensioni dei follicoli sono adeguati dopo di che si inizia l’ovulazione con un’iniezione di gonadotropina corionica mentre, 36 ore dopo, si procede al pick up degli ovociti. Questo avviene con un intervento in anestesia generale inserendo una sonda attraverso la vagina e aspirando il liquido con i gameti. Si raccoglie poi il seme maschile e gli ovociti sono inseminati entro cinque o sei ore. Infine l’embrione è trasferito nell’utero con un sottile catetere, in ambulatorio e senza anestesia.

 

 

 Per approfondimenti:

Su SaniOggi.it

procreazione assistita: crescono le richieste all’estero

I rischi della fecondazione assistita

 

Fecondazione assistita nuova pronuncia della consulta

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *