Riabilitare l’olio di palma: la spiegazione poco convincente delle aziende

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Qualche mese fa vi ho parlato dell’olio di palma. Nell’articolo ho spiegato quali sono le controindicazioni di un utilizzo non moderato di questo olio vegetale fin troppo presente negli alimenti che portiamo sulle nostre tavole.

E’ stato recentemente reso pubblico un dossier, redatto dall’Aidepi, per riabilitare l’olio di palma. L’Aidepi, associazione sotto la quale sono riunite quelle aziende che producono dolci e pasta, ha inviato il dossier a molti giornali e siti internet, con lo scopo appunto di riabilitare questo olio vegetale tanto utilizzato.

Nonostante si tratti di un documento davvero ben fatto, purtroppo non risponde ad alcune domande molto importanti e così, a noi consumatori sempre più consapevoli, rimangono molti dubbi e in alcuni casi, vengono proprio accentuati. Esaminiamo i vari punti.

olio di palma

1. L’olio di palma viene utilizzato poco

Questo è il primo punto emerso da questa tesi. Nonostante i dati Istat evidenzino come solo nel 2014 il consumo di olio di palma sia aumentata del 26%, secondo il documento redatto dall’Aidepi, in Italia viene consumato poco di questo olio vegetale. Sostiene che l’italiano medio assume circa il 2,8 g di acido saturo ogni giorno.

Una percentuale che non rispecchia proprio la realtà, visto che, per consumare 2,8 g di acidi saturi dovremo mangiare solo 2 biscotti, i quali non sono sufficienti a sfamare neanche un bambino piccolo. Se aggiungiamo il consumo di cotolette impanate, sneck il pomeriggio, pane in scatola, pasta, il dolce dopo cena ecc. La quantità di olio di palma e altri acidi saturi consumati arriverà a 18-20% quotidiani.

Come ricordano i nutrizionisti, il consumo di olio di palma deve essere limitato a una volta al giorno, non di più. Questo vuol dire che, se la mattina si mangiano biscotti o merendine,  dobbiamo far attenzione a non consumarne più per tutto il resto della giornata.

2. L’olio di palma che consumiamo non incide sulla distruzione ambientale

L’Aidepi ha sottolineato che moltissime aziende utilizzato solo (o quasi) olio di plama certificato RSPO. In pratica, non vengono rasi al suolo foreste tropicali per far spazio ai palmeti. Noi vogliamo sottolineare invece un’altra cosa: prima di tutto RSPO è una certificazione che interessa solo il 18% della produzione globale di olio di palma, seconda cosa, come denunciò la rappresentante di Greenpace Southeast Asia, RSPO inaugura coltivazioni in quelle aree recentemente deforestate. Ricordiamo che l’Indonesia ha perso oltre 6 milioni di ettari di foresta primaria in soli 12 anni.

3. L’olio di palma non fa male

Aidepi dichiara che l’olio di palma non è dannoso. per farlo, cita lo studio da loro finanziato ed effettuato nel 2013 da Mario Negri. Evidenziano quindi che i danni derivati dal palma sono assolutamente marginali. Viene dichiarato che questo olio non è peggiore di tanti altri nei confronti della salute. Dicono anche che non vi sono prove scientifiche che provino il danno causato dall’olio di palma e la sua azione a favorire l’insorgenza di cancro.

Come avevo già scritto nell’articolo precedente (linkato a inizio articolo) sul palma, questo olio vegetale se assunto in piccole quantità non provocherebbe danni all’organismo. il problema che è troppo presente sugli scaffali. Basta spendere 10 minuti in più del proprio tempo al supermercato a leggere le etichette di prodotti come il pane in scatola, le merendine, i biscotti, la farina e la pasta. Scopriremo che TUTTI o quasi presentano olio di palma e delle volte, è semplicemente mascherato sotto la dicitura “oli vegetali”.

Inconsapevolmente assumiamo ogni giorno questo olio, più delle quantità consentite. E se è vero che l’olio non è tanto peggiore rispetto ad altri, è senza dubbio quello che consumiamo di più ogni giorno.

4. Il palma è un prodotto naturale

E’ vero, e sarebbe anche altamente benefico se non venisse raffinato. L’olio naturalmente estratto dal palma è rosso. E’ ricco di antiossidanti e vitamine e benefico per il corpo. A noi però arriva una versione raffinata, la quale ha perso quasi tutte le sostanze benefiche.

5. E’ l’olio più consumato

E’ vero, ma non per scelta del consumatore. L’olio di palma viene utilizzato perché è quello meno costoso in assoluto. Oggi osannato, ieri nascosto. Con la generica scritta olio vegetale volevano nascondere la presenza di quest’olio negli alimenti.

Questo alimento è sempre stato considerato dai nutrizionisti come “mediocre”. In spot e etichette è sempre convenuto nasconderlo. Verrebbe oscurata anche la presenza dell’olio extravergine di oliva? Quando in un prodotto sono presenti oli buoni, questo dato viene messo in evidenza, spesso scritto a lettere cubitali proprio sulla confezione.

Viene detto a favore del plama che è lui a dare un sapore inconfondibile a dolci e snack e che, per questioni tecniche e organolettiche, conviene di più utilizzare questo olio anziché il burro. Ma perché non utilizzare il burro di cacao, l’olio di arachidi, girasoli o mais, senza dubbio di una qualità superiore?

 

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