Melatonina: serve davvero per dormire?
La Melatonina è una sostanza diventata molto popolare negli ultimi anni. La si usa soprattutto per la cura delle diverse forme d’insonnia. Ma è davvero utile in tutti i casi?
I disturbi del sonno sono molto diffusi nella popolazione occidentale. Persone di ogni età lamentano di non dormire a sufficienza, di non riuscire ad addormentarsi o di svegliarsi troppo presto senza più essere in grado di riprendere sonno. Tali difficoltà si ripercuotono immediatamente sull’aspetto e la psiche di questi soggetti. Che appaiono con occhiaie e volti tirati, accompagnati da ansia, nervosismo ed irritabilità.
Molte volte sono sufficienti un bagno caldo o una camomilla ma quando questi disturbi cominciano a diventare troppo frequenti è bene cercare una soluzione. A tal proposito, negli ultimi anni è diventata molto popolare la melatonina. E’ curioso come, anche nel trattamento di argomenti delicati come la salute, ci si possa far trascinare dalle mode o dall’opinione dominante. Fino a pochi anni fa la melatonina era solo un ormone sconosciuto a tutti, tranne che agli addetti ai lavori, ma nel giro di poco tempo è diventata una sostanza ritenuta efficace per qualsiasi disturbo. Una panacea per tutti i mali. Un passe-partout per abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, quali che siano i problemi specifici legati al sonno.
Per fortuna, con un recente documento, l’Agency for Healthcare Research and Quality ha cercato di fare un poco d’ordine, d’illustrare in quali casi l’ormone potrebbe essere utile ed in quali no.
Dall’analisi dell’agenzia governativa statunitense è emerso che la melatonina, assunta per brevi periodi, può favorire il sonno nei soggetti affetti da insonnia primaria. Mentre non sembra aver alcun effetto in quelli affetti da insonnia secondaria, ossia in coloro la cui difficoltà a dormire è conseguente ad altre patologie, quali ad esempio l’angina pectoris, le malattie reumatiche, l’ulcera gastrica o l’ipertiroidismo.
In definitiva, questo ormone risulta essere indicato in due situazioni: nell’induzione del sonno in chi presenta una lieve difficoltà ad addormentarsi; e nella sindrome del jet lag, quel disturbo che colpisce i viaggiatori che attraversano molti fusi orari in poco tempo.
Per quanto riguarda la posologia: se si preferisce assumere la sostanza appena prima di coricarsi è bene tenere un dosaggio molto basso, intorno agli 0,5 mg; nel caso invece la si assuma molte ore prima del sonno è bene arrivare fino ai 6 mg. Il trattamento può durare anche 6 mesi poiché, non essendo uno psicofarmaco, non da rischio di assuefazione. Oltre però è altamente sconsigliato, dato che non vi sono studi al riguardo e quindi non si ha la certezza che la sostanza non dia alcuna controindicazione.