Conservazione cordone ombelicale: Fonte preziosa di cellule staminali
Al momento del parto, quando ormai non occorreva più alimentare il bambino indirettamente, sembrava che il cordone ombelicale fosse solo un pezzo in più, un pezzo di troppo ed è stato, anche per questo, sorprendente scoprire che il cordone ombelicale è una fonte preziosa di cellule staminali, un vero e proprio tesoro insomma.
Basti pensare a quanto la scienza punti sulle cellule staminali proiettandosi in un futuro in cui anche gravi patologie neurodegenerative potranno essere curate definitivamente proprio grazie all’utilizzo delle cellule staminali, cellule che hanno la capacità di dividersi infinite volte e di differenziarsi in qualunque tipo cellulare andando, in questo modo, a sostituire quelle danneggiate riparando così i tessuti compromessi dell’organismo in cui vengono iniettate.
Sebbene le prime cellule staminali scoperte siano state le cellule staminali embrionali presenti nell’embrione durante le prime fasi dello sviluppo, esistono altri tipi di cellule staminali ed altre fonti dalle quali, queste cellule tanto speciali, possono essere prelevate. Una fonte preziosa di cellule staminali è, appunto, il cordone ombelicale, condotto che collega la placenta al feto e che, per i 9 mesi della gravidanza, consente l’ossigenazione e il nutrimento di quest’ultimo.
Il sangue del cordone ombelicale è, infatti, una delle strutture biologiche più ricche di cellule staminali emopoietiche, utilizzabili in alternativa a quelle estratte dal midollo osseo per curare importanti malattie del sangue così come le leucemie, i linfomi e alcuni tipi di anemie.
Spesso sono gli stessi medici, a consigliare alle future mamme di dare il loro consenso, prima del parto, al Ministero per la conservazione del proprio sangue cordonale; consenso necessario in quanto la Legge italiana al momento consente la raccolta su territorio nazionale solo in caso di patologie gravi presenti già nella storia familiare del nascituro mentre, in assenza di tale necessità, una qualunque mamma può comunque scegliere di donare il proprio cordone ombelicale alla ricerca e/o alle molteplici banche del cordone ombelicale; questo verrà prelevato al momento del parto e, prima che la placenta si stacchi, con una siringa verrà aspirato il liquido cordonale in cui sono contenute le cellule staminali che verranno conservato con la tecnica della crioconservazione (congelandole in azoto liquido).
Molte associazioni oggigiorno possiedono dei veri e propri archivi di sangue cordonale; tra queste la croce rossa tedesca che già dal 1996 si occupa della lavorazione del sangue cordonale e della crioconservazione delle cellule staminali emopoietiche a livello pubblico e che, nel 2006, ha iniziato anche a crio-conservare le staminali derivanti da donazioni autologhe.
Estrazione e conservazione delle cellule staminali dal cordone ombelicale
Illustriamo allora, qui di seguito, le tappe tipiche che si seguono per estrarre e conservare le cellule staminali dal cordone ombelicale:
- Previo consenso della madre alla donazione del suo cordone ombelicale, subito dopo il parto, viene introdotto un ago nella vena ombelicale del cordone (vena responsabile del trasporto del sangue ossigenato e ricco di nutrienti dalla placenta al feto) prelevando dai 50 ai 150 ml di sangue ( per un totale di circa 100.000-300.000 cellule staminali) il quale, dopo essere stato posto in una sacca sterile con tanto di fattore anticoagulante, viene spedito alla Banca del Sangue;
- Giunto alla Banca del Sangue della propria città, prima di essere conservato, il campione di sangue, dovrà essere sottoposto ad un test teso a verificare che non risultino presenti disordini genetici, contaminazioni microbiologiche o/e malattie ereditarie come sifilide, AIDS, CMV, epatite ed HTLV. Dopo aver superato i vari step previsti dal test con esiti positivi, il sangue verrà spedito in laboratori appositi in cui si potrà procedere alla crioconservazione;
- In laboratorio, un’altra importante tappa a cui viene sottoposto il campione è il lavaggio magnetico, processo volto ad eliminare i materiali e le sostanzi superflue lasciando integre solo le cellule staminali;
- Le cellule staminali ottenute vengono poste in coltura per un periodo che va dai 7 ai 10 giorni, immerse in un terreno contenente fattori di crescita che viene, solitamente, sostituito ogni 2 giorni circa al fine di favorire una generosa ma controllata proliferazione prima della raccolta. Durante i 7-10 giorni le cellule vanno incontro a molteplici divisioni mitotiche e per questo si deve fare un’enorme attenzione affinché la raccolta delle stesse, avvenga prima che le staminali possano cominciare a differenziarsi perdendo la caratteristica pluripotenza (ovvero la capacità di differenziarsi in tantissimi tipi cellulari differenti tra loro);
- Dopo essere state raccolte e accuratamente lavate per eliminare ogni traccia del terreno di coltura, vengono immerse in azoto liquido e congelate per essere, così, conservate a lungo.
Le cellule staminali del cordone ombelicale hanno una caratteristica che molti altri tipi di cellule staminali non hanno ovvero l’ingenuità immunitaria che le rende non aggressive nei confronti dell’organismo ricevente; caratteristica importantissima che riduce al minimo la possibilità di avere un rigetto.
In ogni caso, le equipe mediche ormai sono pronte a tutto e sono molti i metodi attuabili per gestire un possibile rigetto.
Nella maggior parte dei casi in cui sono state iniettate cellule staminali cordonali, i casi di rigetto si sono rivelati fortunatamente rari mentre più frequente è l’innalzamento della temperatura corporea dovuta a una blanda e non preoccupante risposta dell’organismo all’istamina.