Cervello giovane? Mangiate poco
Mangiare poco, o meglio, in quantità giuste, aiuta a tenere il cervello giovane. Questa la dichiarazione di un gruppo di studiosi italiani dell’Università Cattolica di Roma, dopo la scoperta di una molecola capace di migliorare l’attività celebrali. Ma la molecola da il meglio di se quando mangiamo poco.
Uno studio pubblicato sulla famosa rivista scientifica PNAS (Procedings of the National Academy of Science) ha rilevato una importante scoperta: l’esistenza di una proteina capace di mantenere il cervello giovane e vispo, rallentando il normale invecchiamento. La scoperta è tutta Made in Italy, anche se la pubblicazione è di oltre Oceano, ed è stata fatta all’Università di Roma sotto il tutoraggio di Giovambattista Pani, ricercatore dell’Istituto di Patologia Generale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, diretto da Achille Cittadini, in collaborazione con il gruppo di ricerca di Claudio Grassi dell’Istituto di Fisiologia Umana.
La proteina si chiama Creb 1 ed è una molecola molto nota nel mondo scientifico. Solo che fino ad ora non si conoscevano le sue proprietà ‘terapeutiche’ e forse si sottovalutava. Alimentandosi il meno Secondo Pani, coordinatore dello studio, la speranza è che si trovi il modo di attivare CREB 1 attraverso dei farmaci, senza bisogno di sottoporsi ad una dieta iper ferrea. Infatti è proprio una dieta molto povera di calorie a stimolare la molecola e permetterli di allontanare demenza senile e ‘dirigere’ il cervello verso la giusta direzione.
Ok, ma quanto meno dobbiamo mangiare? Almeno il 30% in meno del nostro fabbisogno. Questo significa che se solitamente ingurgitiamo 2000 calorie, per mantenere giovane il cervello, dobbiamo scendere a 1.400. Potrebbe sembrare semplicemente una dieta, ma non tutti possono permettersi di mangiare così poco. Per questo i ricercatori sperano di trovare molto presto un medicinale capace di attivare la molecola senza dover per forza seguire un regime così restrittivo.
“I neuroni comunicano tra loro mediante giunzioni specializzate chiamate sinapsi la cui funzione è essenziale non solo per la trasmissione delle informazioni nelle reti neurali, ma anche per il loro immagazzinamento (formazione dei ricordi).”
Queste le parole di Grassi. Se la molecola CREB 1 funziona bene, allora lavorerà anche con altri geni capaci di aumentare la longevità delle cellule. Che si sia di fronte a una svolta per quanto riguarda le malattie senili e la demenza?