Amazzonia, vittoria degli indigeni: la mega diga non si farà
Gli indigeni Munduruku hanno salvato una grande parte del polmone verde del pianeta “l’Amazzonia”. Insieme a questa battaglia hanno contribuito circa 1,2 milioni di persone sparse nel mondo sostenendo la causa. Era in previsione la costruzione di una mega diga la quale avrebbe compromesso notevolmente il nostro ecosistema.
IBAMA, l’Istituto del Brasile che si occupa delle risorse naturali rinnovabili e ambientali ha impedito la costruzione della diga. Il progetto prevedeva la realizzazione di una centrale idroelettrica paragonabile in grandezza alla città di New York. Praticamente questo danno ambientale in Amazzonia avrebbe distrutto una grande parte del nostro prezioso “polmone della Terra”.
L’Amazzonia, è una foresta pluviale tropicale la quale grazie alle numerose varietà di alberi (circa 40mila) viene appunto definito “polmone”. Si trova in Sud America e supera i 7 milioni di km2. La maggioranza è in Brasile, circa il 65%, ma si estende anche un Perù, Colombia, Ecuador, Guyana, Bolivia, Siriname e Guyana francese.
La dura battaglia di Greenpeace
Greenpeace è stata aiutata da persone di tutto il mondo per vincere questa battaglia! La notizia è stata divulgata da Greenpeace Brasile e naturalmente vi sono stati i festeggiamenti con la popolazione indigena Munduruku. Naturalmente la guerra non è ancora finita, questa è solamente una battaglia vinta.
Basta pensare a tutti i danni che l’Amazzonia ha dovuto subire a livello ambientale (come lo sfruttamento delle miniere, l’agricoltura industriale intensiva, lo sfruttamento del legno recuperato in modo malsano e molto altro ancora) e tutti i progetti di costruzioni ancora in previsione.
È una vera fortuna che questa mega centrale idroelettrica (che doveva ricoprire 729 kmq circa) non è stata costruita. A questa opera bisogna aggiungere la deforestazione inerente per creare infrastrutture e strade le quali collegavano alla centrale, stiamo parlando di altri 2.200 kmq di area.
Naturalmente oltre agli enormi danni arrecati alla terra anche la sopravvivenza degli Munduruku sarebbe stata a rischio. A quanto sostiene Greenpeace solamente per il bacino del fiume Tapajós sono in previsione ancora 42 progetti idroelettrici. Insomma delle stime molto preoccupanti specialmente se consideriamo gli impianti già presenti in Amazzonia che sono a centinaia.
L’Associazione Greenpeace (così come il WWF) cerca da anni di proteggere l’Amazzonia dal governo sudamericano, il quale ha provveduto a creare varie aree protette. Ovviamente questo non è ancora sufficiente per preservare l’habitat dell’Amazzonia.
La foresta amazzonica dovrebbe rimanere incontaminata al 100% e non essere vittima del business. Non devono andarci di mezzo gli indigeni locali, la vegetazione e qualsiasi forma di vita che presiede questa terra la quale contribuisce alla sopravvivenza del nostro pianeta.
La richiesta dell’ONG
L’Organizzazione Non Governativa (ONG) chiede al governo brasiliano d’impegnarsi di più al fine di preservare la salute della foresta amazzonica. S’impegna contro la deforestazione e ha chiesto al governo di demarcare in modo ufficiale il territorio dei Munduruku, scegliendo anche uno sviluppo maggiormente centrato sullo sviluppo, l’energia sostenibile e la maggior efficienza energetica.