Come smettere di fumare: Il momento della prova
“Domani smetto”, “Questa è l’ultima sigaretta”, “Ho deciso di smettere”. A quale fumatore non è capitato di pronunciare almeno una volta una di queste frasi? Le riviste, gli organi di informazione così come le statistiche fornite dai cancer center hanno più volte confermato che fumare fa male e sulle confezioni di sigarette è obbligo per legge la dicitura “Fumare nuoce gravemente alla salute”.
Se si dovessero scrivere i vantaggi del fumo, la lista rimarrebbe in bianco. Eppure, è difficile smettere di fumare. Perché? Non si tratta di scarsa volontà da parte del fumatore ma di una vera e propria dipendenza che si è venuta a creare per l’assunzione di nicotina.
Inoltre, la mente di chi fuma ha subito una specie di lavaggio del cervello che fa credere che una sigaretta renda più forti, più felici e aiuti a superare le tensioni giornaliere. Niente di più falso!
Un non-fumatore o anche chi ha smesso per un certo periodo, quando accende una sigaretta e inizia a fumare non prova certamente una sensazione di piacere. Nessun fumatore fuma per il “gusto” in sé della sigaretta. Questa è solo un’altra falsa credenza.
Si fuma perché ci si sente fragili se non lo si fa, perché si pensa che non si possa farne a meno.
Combattere la dipendenza da nicotina richiede almeno tre settimane. Passato questo periodo però, inizia la parte più difficile.
Smettere di fumare inizia forse solo ora
I polmoni si sono disintossicati, il fisico non è più dipendente ma l’agguato è dietro l’angolo. Infatti nella mente di una persona che sta cercando di smettere sono presenti associazioni mentali che lo portano automaticamente ad associare alcune situazioni “tipo” con il fumo: cena-sigaretta, caffè-sigaretta.
Se si usa solo la forza di volontà sarà praticamente impossibile distruggere questi automatismi mentali e ogni volta che ci si troverà di fronte ad una situazione “tipo”, l’ex fumatore dovrà dominare il proprio impulso ma in questo modo non farà altro che incrementare il desiderio di riaccendere una sigaretta e la qualità della sua vita non sarà certo delle migliori perché sempre esposto a frustrazioni.
Molti ex fumatori vedono la sigaretta come un rimedio a certe situazioni difficili. Sono consapevoli che a livello fisico il fumare non aiuti ma a livello psicologico sì, una sigaretta è una specie di pastiglia zuccherata che aiuta. Purtroppo questa pastiglia invece che guarire non fa altro che aumentare il disturbo stesso.
Appena si cede alla tentazione, la dipendenza da nicotina inizia nuovamente a farsi sentire e così si sente il desiderio di accendere una seconda e poi una terza sigaretta. Si diventa dei veri e propri tossicodipendenti. Bisogna quindi superare questi momenti vissuti come “privazione di qualcosa che ci fa star meglio” ribaltando il lavaggio cui la nostra mente è stata sottoposta. Fumare non porta alcun beneficio né fisico né mentale.
L’aver deciso di smettere di fumare deve essere vissuto come una sfida con noi stessi. L’ex fumatore dovrebbe sempre far appello alle ottime ragioni che lo hanno portato a decidere di rinunciare al fumo: le migliaia di euro spesi solo per avvelenarsi ogni giorno di più.
Il momento più difficile dell’astinenza dovrebbe essere vissuto come un periodo di opportunità, per sentirci finalmente liberi e non più schiavi di situazioni causa-effetto, cena-sigaretta. Ben presto l’ex fumatore non dovrà più ripetersi che non ha bisogno del fumo perché è nella stessa natura umana non aver bisogno di fumare.
Il lavaggio mentale sarà stato superato per sempre e l’ultima sigaretta non sarà stata l’ultima nel senso letale del termine ma l’ultima prima di una nuova vita da esseri liberi.