Reflusso Gastro-Esofageo: cause, sintomi e consigli
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Il reflusso gastroesofageo colpisce indistintamente sia l’uomo che la donna, solitamente fa la sua comparsa tra i 30 e i 50 anni. Secondo le recenti stime in Italia, colpisce circa 1 persona su 3. Con il termine reflusso gastroesofageo si intende quella condizione in cui il contenuto dello stomaco fa un percorso inverso e torna su, verso l’esofago.
Questa esperienza in realtà, quella in cui una piccola quota di liquido risale, è comune alla maggior parte delle persone. Un soggetto sano, che non soffre di reflusso gastroesofageo, può avere fino a 4 episodi l’ora di reflusso nelle tre ore successive al pasto, ma non lo avverte se non ogni tanto perché breve e poco acido. Quando tale fenomeno diventa molto più frequente ed ha sintomi evidenti, ecco che si parla di MRGE (Malattia da Reflusso Gastroesofageo).
Cause del reflusso gastroesofageo
Per comprendere le cause del reflusso gastroesofageo dobbiamo comprendere prima i meccanismi fisiologici che la rappresentano. L’esofago possiede due estremità con due valvole, detti sfinteri. Si aprono al passaggio del bolo. L’esofago è circondato poi da muscoli che si contraggono in maniera ritmica così da facilitare il passaggio del cibo dall’esofago allo stomaco.
Quando la valvola inferiore rilascia in momenti inappropriati, ecco che si parla di reflusso gastroesofageo. In alcuni casi anche la poca mobilità dell’esofago non consente di rimuovere in modo veloce il liquido e causa quindi il problema.
Questo materiale refluito è composto soprattutto da acido cloridirico e altre volte può presentare anche tracce di bile.
La principale causa del reflusso gastroesofageo è quindi puramente fisiologica. Tuttavia delle volte può essere causata dall’ernia iatale. Tra gli altri fattori possiamo elencare invece il sovrappeso, quando il grasso si deposita nel giro-vita, i diabete mellito, l’abuso di fumo (circa il 70% in più di soffrirne), una dieta squilibrata, farmaci che causano infiammazioni e cattivi stili di vita in generale. Sembra che anche lo stress giochi un ruolo spesso importante nel reflusso gastroesofageo.
Sintomi del reflusso gastroesofageo
Alcuni sintomi sono comuni, altri meno. Quelli più frequenti per le persone che soffrono di reflusso gastroesofageo sono il bruciore che riguarda la parte alta dell’addome e il rigurgito acido. Non solo. Spesso il senso di forte bruciore è anche seguito dalla scialorrea, cioè dall’aumento di salivazione che si manifesta soprattutto dopo i pasti o di notte, quando la persona dorme supina.
I pazienti più anziani invece, sono soliti sperimentare dei malesseri poco specifici come un dolore o tensione nella parte superiore dell’addome, seguito da un senso di “troppo pieno” dopo il pasto, il termine medico utilizzato per definire tale sintomo è dispepsia. Il reflusso gastroesofageo può interessare anche altri parti del corpo, ed ecco che tra i sintomi meno comuni, ma pur sempre probabili, troviamo una faringite, con affezioni delle corde vocali, avere la sensazione di un nodo alla gola, asma bronchiale, apnee notturne e russamento. La persona può sentire anche un dolore toracico non riconducibile all’apparato cardiaco e spesso il tutto è seguito da alitosi.
Queste manifestazioni atipiche spesso non sono per la persona che ne soffre un segno della malattia da reflusso gastroesofageo. Solo dopo che lo specialista effettua tutte le analisi del caso lo capisce e prima, dovrà escludere le altre possibili malattie correlate. Ecco perché la diagnosi di reflusso e la sua terapia deve essere gestita da uno Specialista Gastroenterologo.
Possibili complicanze
Il fatto che il liquido passa continuamente per l’esofago può portare ad alcuni problemi, in particolar modo a un danno della mucosa. Tra le complicazioni vi sono le ulcere, le erosioni, il sanguinamento. Tra i problemi più gravi l’esofago di Barrett e la stenosi. La più comune è l’esofagite e sono stati riconosciuti 4 differenti stadi di gravità. Si parte da almeno una lesione fino a numerose lesioni che arrivano a coinvolgere fino al 75% della circonferenza dell’esofagea. Rimane tuttavia vero che la maggioranza dei pazienti ha un reflusso gastroesofageo non erosivo.
Dopo l’erosione ecco che può esservi la comparsa di ulcere e stenosi. Quest’ultima si presenza in particolar modo quando le pareti esofagee sono quasi del tutto sostituite con il tessuto fibroso. Una conseguenza rara perché difficilmente il paziente arriva a una simile situazione senza che i sintomi lo abbiano fatto correre dal medico.
Alimentazione e stile di vita
Gli esperti quando un paziente soffre del reflusso gastroesofageo consigliano di rivedere la propria alimentazione e lo stile di vita. Quando il problema è di lieve entità possono infatti dimostrarsi sufficienti. Nei casi più gravi tali regole vanno sempre seguite ma, sarà necessario accompagnarle da una terapia adeguata così da curare lesioni e controllare i sintomi.
Il primo consiglio offerto dagli esperti è quello di mangiare con calma. La saliva che impregna il cibo durante la masticazione contiene una sostanza che fa iniziare subito la digestione, senza contare che la triturazione renderà più semplice l’attività gastrica.
Occhio anche ai cibi che si mangiano, perché il reflusso può essere talvolta reso più “irruento” in base a essi.
- Preferire il latte scremato a quello intero, quest’ultimo molto più ricco di grassi e proteine che incentivano l’acidità gastrica.
- Si allo yogurt a basso contenuto di grassi
- Da evitare la carne molto grassa come quella di maiale e gli insaccati. Si invece al pesce.
- Da evitare uova sode o fritte, preferire quelle cotte alla coque.
- Dovrebbero essere evitati i formaggi fermentati e quelli molto grassi come il mascarpone, il gorgonzola e il brie. Vanno bene ricotta e mozzarella.
- Da ridurre il consumo di frutta come limoni, arance, cedro, ribes e melograno. Vanno bene invece le mele, i lamponi, le pere e le banane.
- Da evitare i superalcolici e, quando ogni tanto si vogliono bere, mai a stomaco vuoto. Preferire il vino bianco a quello rosso. Ridurre il consumo di bibite gassate, caffè e succhi di frutta.
- Consumare con moderazione i dolci, soprattutto quelli con cioccolato e crema.
Come un buon stile di vita suggerisce invece, mantenere il peso forma, in modo che i chili di troppo non aumentino la pressione addominale. Cercare di mantenere per quanto possibile una base dose di stress. Smettere di fumare, bere molta acqua e pochi alcolici. Dopo il pasto preferire una passeggiata per facilitare la digestione, evitare invece di stendersi sul divano. Bere molta acqua così da ridurre gli acidi. Non saltare i pasti ma evitare allo stesso tempo pasti abbondanti. Mangiare con un po’ più di frequenza.