Protesi all’anca mini invasiva: oggi si può
L’anca è l’articolazione più importante del nostro corpo in termini di dimensioni e la sua posizione centrale a livello del bacino la rende un elemento strategico fondamentale per tutto l’apparato scheletrico.
La frattura di un’anca è un incidente grave che richiede una lunga degenza a letto, completamente immobili e con molta fisioterapia da dover seguire per poter recuperare la perfetta mobilità (se si è giovani).
Negli anziani dolori e infortuni alle anche sono una delle problematiche più diffuse, specialmente tra le donne con problemi di osteoporosi, e possono trasformarsi anche in forme più gravi che pregiudicano la mobilità, specialmente quando si raggiungono età molto avanzate.
Spesso gli incidenti all’anca sono correlati all’artrosi, una delle patologie reumatiche più diffuse al mondo, che quando si sviluppa in questa parte del nostro scheletro e interessa la cartilagine presente tra la testa del femore e il suo alloggio, ovvero l’acetabolo, prende il nome di coxartrosi.
Il problema dell’artrosi all’anca si manifesta solitamente con un dolore leggero all’inguine che va poi ad espandersi anche alla coscia quando si cammina; con il passare del tempo, a causa dell’usura della cartilagine che diventa sempre più accentuata, il dolore si intensifica e diventa sempre più difficile deambulare.
La migliore soluzione che ad oggi la chirurgia ortopedica può offrire contro la coxartrosi è la protesi all’anca mini invasiva per via anteriore, intervento che permette di eliminare subito il dolore e di restituire buona capacità di movimento e qualità della vita al paziente.
In Italia, nel dicembre del 2012, la Clinica San Francesco di Verona è stato il primo centro europeo d’eccellenza ad eseguire un intervento di artroprotesi d’anca robotizzata con successo, sotto la supervisione del dott. Piergiuseppe Perazzini.
Protesi all’anca mini invasiva: il ruolo della robotica
Grazie alla robotica, e in particolare al sistema denominato Mako System, in fase di pre-intervento è possibile costruire un modello virtuale 3D dell’anca del paziente grazie ad una speciale scannerizzazione delle immagini TAC realizzate nei mesi precedenti; questo permette ai medici di lavorare su un prototipo esterno con estrema facilità, realizzando in tal modo una protesi perfetta, davvero “su misura”.
Gli ultimi ritocchi saranno poi effettuati durante l’operazione stessa, grazie ad appositi sensori robotici applicati direttamente sull’articolazione.
L’impiego della tecnologia robotica permette di ridurre praticamente a zero gli errori di posizionamento delle protesi e consente di controllare, durante tutto l’intervento, l’esatta risultanza dei parametri biomeccanici, indispensabili al corretto funzionamento di una protesi (centro di rotazione, lunghezza, tensione dei gruppi muscolari che muovono e stabilizzano l’anca, ecc.).
Protesi all’anca mini invasiva e riabilitazione
Tutto ciò, per il paziente, si traduce in un intervento migliore, con una conseguente deambulazione più sicura, stabile e naturale, e un percorso riabilitativo più breve. La persona operata, grazie al supporto delle stampelle, sarà infatti in grado di camminare autonomamente anche il giorno successivo all’operazione. Il ritorno a casa avviene di solito nell’arco di 7 giorni.
Soltanto in alcuni casi particolari, dettati dalle condizioni fisiche del singolo paziente, viene raccomandato un breve periodo di ricovero in un reparto di riabilitazione funzionale fino alla rimozione dei punti (circa 2 settimane).