Ok della Camera alla coltivazione della cannabis
Il progetto di legge è stato approvato dalla Commissione di Giustizia
La recente approvazione della proposta legislativa che chiedeva di depenalizzare la coltivazione domestica della marijuana sembrava aver aperto nuove prospettive in Italia.
Il disegno di legge proponeva la rivalutazione delle pene da applicare in caso di illeciti, promuovendo la strada della depenalizzazione.
Il contenuto del testo base sembrava essere perfettamente in linea con quelle che sono le ultime dichiarazioni dell’ONU in fatto di cannabis.
In data 2/12/2020, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha ufficialmente riconosciuto le proprietà benefiche e terapeutiche della pianta, dichiarando il suo utilizzo come efficace nel trattamento di diversi disturbi di salute, come morbo di Parkinson, dolore cronico, sclerosi, epilessia e cancro.
Questa presa di posizione avrebbe potuto influenzare in maniera positiva la gestione legale del mercato della marijuana, permettendo tra le altre cose l’acquisto di semi di cannabis femminizzati online.
Dopo svariati scontri, la discussione alla Camera ha portato alla presentazione di una proposta di legge, che cercasse di conciliare i diversi punti di vista emersi.
Vediamo ora quali sono i punti fondamentali del progetto di legge.
Quali sono i punti chiave della proposta?
I cambiamenti avanzati si pongono come obiettivo di intervenire sul testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti in fatto di coltivazione, cessione e consumo di cannabis e relativi derivati.
I soggetti principalmente favoriti da queste modificazioni del testo base sarebbero indubbiamente tutti coloro che ricorrono all’utilizzo della marijuana per scopi terapeutici. Le novità interesserebbero però anche chi ne fa un uso ricreativo, non essendo prevista alcuna precisazione in merito.
Com’è articolata la proposta presentata alla Camera?
Il disegno di legge è suddiviso in 5 articoli, attraverso i quali sono chiarite le misure volte alla depenalizzazione della coltivazione per uso personale e all’inasprimento invece delle pene previste in caso di detenzione, traffico e spaccio di quantità considerevoli di cannabis.
Nello specifico, l’articolo 1 si esprime in merito alla depenalizzazione, consentendo a soggetti maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non più di 4 piante femmina, finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente.
Questa, quindi, la maggiore novità contenuta all’interno della proposta di legge approvata alla Camera.
Per quanto riguarda invece l’intensificazione delle pene in caso di detenzione, traffico e cessione di quantità significative di cannabis, si prospetta un aumento delle sanzioni, sia pecuniarie che detentive.
Gli anni di reclusione potrebbero arrivare fino a 20, mentre per le sanzioni si prevede un incremento fino a un massimo di 300 mila euro.
In caso invece di reati concernenti il possesso o la cessione di quantità valutate come di lieve entità, vediamo confermata la linea della depenalizzazione.
La pena in questa situazione corrisponde a fino un anno di detenzione e l’obbligo di assolvere lavori di pubblica utilità, fino a massimo due volte, oltre le quali si procede con l’arresto d’ufficio.
Unica eccezione nell’eventualità che i suddetti reati si consumino in prossimità di istituti scolastici o in presenza di minorenni, fatto che determinerebbe pene molto severe, indipendentemente dalla quantità di cannabis coinvolta.
Perché il Referendum è stato bocciato?
Al momento del deposito delle firme in Corte di Cassazione, si prevedeva che tra Aprile e Giugno 2022 avrebbe avuto luogo il Referendum per la cannabis legale.
Stando alle dichiarazioni del Presidente Amato risalenti al 16 Febbraio 2022, il Referendum viene giudicato inammissibile e pertanto bocciato, gettando nel nulla le oltre 600 mila firme favorevoli.
Ma quali sono le motivazioni a monte di questa decisione?
Pare che la ragione principale del rifiuto sia da ricercare nella proposta stessa, che, secondo Amato, avrebbe considerato la cannabis al pari di altre droghe, come la coca o l’oppio, estendendo anche a queste sostanze le misure di depenalizzazione.
Una spiegazione a dir poco infamatoria, oltre che insoddisfacente.
Così facendo infatti, il governo ha gettato fango su tutti coloro che hanno messo la faccia per questa campagna, basando tra l’altro le proprie convinzioni proprio sulla sostanziale differenza tra droghe leggere e pesanti.
Verrebbe da pensare, che la classe politica abbia trovato il pelo nell’uovo e lo abbia sfruttato a proprio favore, sminuendo una questione che ancora troppo spesso divide il popolo italiano, suscitando dibattiti incentrati sull’etica morale.
Per concludere
Allargando lo sguardo al contesto europeo, possiamo notare come la questione della legalizzazione sia più che mai al centro di grossi dibattiti e veda due principali filoni di pensiero:
- da una parte abbiamo stati come i Paesi Bassi, che da molto tempo ormai hanno liberalizzato l’uso della cannabis sia a scopo ricreativo, che terapeutico;
- dall’altra invece, paesi che, come l’Italia, si ostinano a mantenere la linea protezionista, senza probabilmente valutare le reali ripercussioni di tali scelte.
Scegliere di fare un passo in avanti nel percorso ancora troppo lungo della legalizzazione, avrebbe potuto significare molto in termini di civiltà.
Nonostante infatti l’ufficializzazione da parte dell’ONU delle proprietà terapeutiche della marijuana, i cittadini italiani che potrebbero e vorrebbero giovarne, si trovano ancora una volta costretti a scegliere tra il proprio benessere e il foraggiare il mercato illegale.
Se infatti il ricorso a farmaci di origine cannabinoide è legale da più di un decennio, è altrettanto vero che l’approvvigionamento rimane una questione controversa.
Inoltre, tanti medici si mostrano ancora oggi riluttanti a prescrivere tali terapie, ostacolando di fatto i diritti dei cittadini e spingendoli, più o meno direttamente, a ricorrere ai mezzi della criminalità organizzata.
Insomma, una sconfitta per la società, che speriamo possa trovare maggiore ascolto in futuro.