Dieta iperproteica: rischi e pericoli per la salute
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Con il termine dieta iperproteica si indica un regime alimentare che ha un elevato apporto di proteine e che si basa sul meccanismo dell’induzione della chetosi. Per questo motivo le diete iperproteiche vengono chiamate anche diete chetogeniche, ma anche diete low carb, perché l’importante assunzione di proteine si lega ad un rifiuto quasi totale di inglobare i carboidrati nel piano alimentare.
Negli ultimi anni le diete iperproteiche hanno avuto un grande successo e molte di esse arrivano dagli Stati uniti, un paese che non vanta una tradizione alimentare come quella italiana e dove la dieta mediterranea non viene seguita dalla maggior parte della popolazione. I fenomeni di cattiva nutrizione e di obesità che si registrano nel paese hanno indotto le persone a concepire delle diete che prevedono l’abolizione dei carboidrati e l’introduzione di cibi ad alto valore proteico, perché i carboidrati, quindi gli zuccheri vengono spesso demonizzati e letti come i responsabili dell’accumulo di adipe e quindi dell’aumento di peso.
Esempi di diete iperproteiche e low carb sono ad esempio la dieta Atkins che si propone di eliminare la produzione di insulina nell’organismo, ma anche la dieta Mayo e la dieta Scarsdale, quindi la dieta Dukan e l’italiana Tisanoreica. Tutte queste diete chiedono di seguire dei regimi alimentari a fasi, dove nel primo periodo i carboidrati vengono totalmente tolti e i cibi prediletti son le proteine animali o vegetali. Dopo una fase di ‘attacco’, la dieta inizia gradualmente a reintrodurre i carboidrati, nutrienti essenziali per la salute umana e in molti soggetti si verifica il temuto effetto yo yo, ovvero il peso faticosamente perso in mesi di privazioni viene completamente riacquisito. Si tratta di una caratteristica molto comune a queste diete, denunciata dalla comunità scientifica in quanto si propone dannosa sia per la salute fisica di chi le segue, ma anche per il benessere psicologico.
Diete iperproteiche: i principi di base
Quali sono i principi delle diete iperproteiche? Di base si tratta di diete che mirano ad indurre un fenomeno chimico che si chiama chetosi all’interno dell’organismo. È interessante notare che l’induzione alla chetosi è stata ‘inventata’ a scopi terapeutici da due medici pediatri, Rollin Woodyatt e Mynie Peterman, al fine di trattare i bambini sofferenti di epilessia. Come spesso accade, il regime dietetico ha perso nel corso del tempo la sua funzione principale ed è stato variato per raggiungere scopi totalmente diversi dall’originale, in questo caso la perdita di peso.
La base delle diete iperproteiche va ricercata nella volontà di eliminare i carboidrati e di inserire un elevato apporto proteico nella dieta di ogni giorno. Lo scopo dichiarato è che il fisico, per ricercare l’energia vitale di ogni giorno, sia costretto ad attaccare la massa di adipe e quindi a trarre nutrimento dalle proteine che non formano massa grassa. La drastica riduzione dei carboidrati induce però alla formazione di corpi chetonici, un meccanismo che il corpo mette in atto naturalmente quando non ha a disposizione zuccheri dai quali attingere. I corpi chetonici sono considerati pericolosi dalla comunità scientifica, perché mettono sotto sforzo gli organi dediti alla depurazione come il fegato e soprattutto i reni e perché vengono prodotte notevoli quantità di tossine. Non a caso, ogni dieta iperproteica chiede di consumare enormi quantità di liquidi durante il corso della giornata, altrimenti gli organi vitali potrebbero risultare compromessi.
Chetosi: di cosa si tratta?
La chetosi è un fenomeno abbastanza complesso. Quando l’organismo non ha a disposizione il glucosio di cui necessita lo ricava sintetizzandolo da sostanze che sono precursori non glicidici, dando vita ad un processo metabolico attivato dalla carenza di glucosio nel sangue e noto come gluconeogenesi. Il corpo è quindi costretto a trasformare i grassi in corpi chetonici, al fine di trovare il nutrimento necessario alla vita, in particolare il cervello che quindi si adatta a questa condizione indotta. I corpi chetonici sono l’acetone, l’acido acetato e il 3-Β-idrossi-butirrato, sostanze che chimicamente sono molto simili agli zuccheri. La comunità scientifica si è quindi posta una domanda importante, ovvero è salutare indurre il fenomeno di chetosi nell’organismo? Se si osserva il solo fine del dimagrimento la risposta è positiva, perché l’induzione della chetosi porta a perdere peso e questo è un dato di fatto sfruttato da tanti imbonitori e anche da chi propone le diete iperproteiche. Ma il corpo è una macchina perfetta, che non può essere ingannata, quindi la variazione indotta del metabolismo si associa a conseguenze pericolose per la salute umana, ovvero ai pericoli legati alle diete iperproteiche.
Come spiegato, la produzione di corpi chetogenici induce ad un sovraccarico molto elevato degli organi vitali come i reni e il fegato, che sono chiamati ad effettuare un super lavoro per espellere i corpi chetogenici attraverso l’urina. La dieta iperproteica non annovera inoltre sufficienti quantità di alimenti vegetali, perché nei vegetali sono presenti carboidrati in alte quantità. Da questo aspetto può derivare una carenza vitaminica e di oligo elementi che può risultare molto dannosa per la salute del corpo umano. È infatti comune che le diete iperproteiche vengano associate all’impiego di integratori di vitamine e di sali minerali, prodotti che sono in grado di offrire queste sostanze, senza però apportare i carboidrati presenti naturalmente nella frutta e nella verdura.
Questa condizione indotta porta inoltre ad un sintomo molto spiacevole e che solitamente viene notato nelle persone che stanno seguendo una dieta iperproteica. Si tratta dell’acetone, ovvero la persona che sta seguendo questa dieta odora di aceto perché è una conseguenza tipica della formazione dei corpi chetonici nel sangue. Questa reazione si può accompagnare anche a frequenti cefalee che interessano il mal funzionamento del cervello e del sistema nervoso in termini generali, ma anche ad alitosi, astenia e stitichezza, perché la dieta iperproteica comporta una bassa assunzione di fibre. Questa situazione può quindi compromettere e alterare la buona salute e la regolarità del sistema digestivo e dare origine anche a fenomeni di stipsi cronica.
Attenzione inoltre alla durata, perché le diete iperproteiche possono far evolvere lo stato di chetosi nella pericolosa situazione di chetoacidosi, che può avere conseguenze molto gravi, riconosciute anche come mortali dalla comunità scientifica. Questa è la ragione per al quale le diete di questo tipo vengono in assoluto consigliate per brevi periodi di tempo, ai quali fa seguito l’introduzione dei carboidrati nell’alimentazione.
Proteine: il fabbisogno giornaliero raccomandato
È importante considerare che le proteine, al pari degli altri nutrienti, devono essere introdotte nella giusta quantità con la dieta di ogni giorno. I medici nutrizionisti consigliano di assumere una percentuale di proteine pari al 15-20% dell’apporto calorico giornaliero. Le proteine dovrebbero derivare per 2/3 da alimenti di origine animali e per 1/ 3 da prodotti di tipo vegetale. Si tratta di un apporto che corrisponde a 0.8-1.2 grammi di proteine per ogni chilogrammo di peso della persona. Le diete iperproteiche arrivano a proporre un apporto variabile da 1.8 fino a 2.2 grammi di proteine per ogni chilogrammo, quindi si può intuire che la proporzione è molto distante da quella consigliata dalla comunità scientifica per mantenere un buon stato di salute.
Eccesso di proteine: quali sono le conseguenze
Oltre ai citati fenomeni di chetosi indotta, l’eccesso di proteine nella dieta induce ad un eccesso di aminoacidi rispetto alla sintesi che il corpo è in grado di attuare nei processi quotidiani. Questo processo induce ad un impegno renale molto elevato che deriva dalla cosiddetta ‘deaminazione’ e quindi all’impiego dello scheletro carbonioso. I reni sono quindi chiamati ad eliminare l’azoto contenuto nelle proteine ed è obbligatorio assumere levate quantità di acqua per favorire questo vitale processo. In caso di insufficienza renale e di nefropatia diabetica è quindi fondamentale non adottare una dieta iperproteica.
La prima regola da seguire se si desidera condurre questo piano alimentare è chiedere consiglio al medico di base che può offrire lumi sulla bontà della dieta, ma anche consultare nutrizionisti in grado di esporre quali sono i pro e i contro di queste diete così di moda. Solo professionisti di rilievo sono infatti in grado di esporre quali sono i pericoli per la salute e anche di mettere ‘sulla bilancia’ le condizioni di salute del paziente e di procedere con la stesura di un piano alimentare creato su misura. Il medico nutrizionista può infatti tenere conto di aspetti importanti quali le aspettative, le condizioni di salute e anche le abitudini sociali e professionali, realizzando un piano alimentare che si propone di generare dimagrimento senza compromettere la salute del paziente.
Diete iperproteiche: le alternative valide
Esistono in ogni caso delle regole generali che possono essere scelte in alternativa alla dieta iperproteica e che hanno alla loro base la scelta della dieta mediterranea o di regimi alimentari che prevedono l’assunzione di tutti i tipi di alimenti in dosi mirate. È indubbio che il consumo di zuccheri semplici chiede di essere limitato, non solo ai fini del dimagrimento, ma anche per migliorare le condizioni globali di salute. Gli alimenti con alto indice glicemico devono essere limitati soprattutto alla sera e i carboidrati devono essere assunti dando la preferenza a cibi di natura integrale, che sanno apportare carboidrati complessi e anche una buona quantità di fibre all’organismo. Dai chicchi integrali fino a quelli antichi come la quinoa e l’amaranto, molti sono i cibi che possono essere scelti per attingere zuccheri importanti e benefici per l’organismo.
È inoltre importante evitare di consumare nello stesso pasto pane, riso e pasta e preferire ad ogni pasto il consumo di vegetali, che possono essere scelti crudi o cotti, ma sempre di stagione e preparati seguendo metodi di cottura salubri come ad esempio il vapore, che è in grado di non ‘bruciare’ le vitamine e i sali minerali in essi contenuti. Al contempo, è importante scegliere con cura le fonti proteiche, quindi limitare il consumo di carni rosse e fibrose e favorire una ricerca di proteine animali che arriva dal latte e dai latticini magri e che bandisce affettati corposi e formaggi stagionati. Se un terzo delle proteine chiede di essere attinto da prodotti animali, il restante può essere ricercato nei legumi, prodotti molto buoni e salutari che devono essere introdotti con fiducia nella dieta settimanale. I legumi apportano proteine buone e positive, aggiungendo anche un valido apporto di vitamine e di sali minerali preziosi per l’organismo. Le proteine animali possono quindi derivare dall’impiego di carne bianca come il pollo, il tacchino, il coniglio e il vitello, ma anche dal pesce, che può essere consumato un paio di volte alla settimana con fiducia, preferendo la versione azzurra, forte di vantare un ottimo contenuto di acidi positivi come gli omega 3 e gli omega 6.
Dieta iperproteica: i rischi e i pericoli nel dettaglio
Ecco come possono essere riassunti i rischi e i pericoli della dieta iperproteica:
- problemi ai reni e al fegato, causati dalla richiesta di eliminare le tossine prodotte in elevate quantità durante il processo di sintesi delle proteine;
- carenze vitaminiche e di sali minerali che derivano da un parco consumo di frutta e di verdura nel piano alimentare;
- iperaffaticamento del sistema nervoso che si traduce in possibili cefalee, mal di testa e anche sensazioni di spossamento fino a che non si reintroducono nuovamente proteine nell’organismo;
- debolezza dei capelli dei tessuti per la mancanza di vitamine e di sali minerali;
- induzione della chetosi con i problemi considerati e nei casi più gravi della formazione di chetoacidosi;
- effetto yo yo, ovvero recupero totale del peso perso una volta che si ricominciano ad assumere i carboidrati in modo normale;
- gravi ripercussioni psicologiche a causa del fallimento della dieta iperproteica;
- fenomeni di acidosi, alitosi e odore della pelle molto acido e sgradevole;
- stitichezza che può sfociare in stipsi cronica se non vengono integrate le fibre nel corso della dieta, con conseguente formazione di problemi all’apparato digestivo;